Ho appena realizzato che non scrivo sul blog da due anni! Quante cose sono capitate dal mio ultimo post… prima fra tutte la nascita del mio secondo figlio, che è anche la ragione principale della mia lunga assenza.
Ma veniamo a noi. Oggi voglio parlarvi del mio breve soggiorno a Sharm El Naga, conclusosi quattro giorni fa.
Come ci capita sovente, abbiamo deciso di riposarci presso una delle numerose strutture ricettive della costa di Hurghada. Stavolta abbiamo optato per Sharm El Naga, una struttura semplice posta nella spettacolare baia di Soma Bay. Trattandosi di riserva naturale, ha uno dei punti snorkeling migliori di tutta l’area, accessibile direttamente dalla spiaggia dopo pochi passi nella sabbia, mista a minuscoli frammenti di conchiglia e corallo, e un paio di bracciate. Vista la facilità con cui si raggiunge il reef, anche mia figlia di 5 anni e mezzo (nella foto), equipaggiata con maschera, boccaglio e braccioli, ha potuto ammirare gli splendidi fondali del Mar Rosso e molte delle creature che li popolano.
Conoscevamo già Sharm El Naga, avendola scelta spesso e volentieri come meta delle nostre visite in giornata, ma questa è stata la prima volta che ci siamo fermati per più di un giorno, usufruendo quindi dei servizi di pernottamento e pensione completa. Per comodità abbiamo prenotato tramite Booking, scegliendo una camera standard. In seguito la struttura ha gentilmente deciso di offrirci un upgrading gratuito a una stanza vista mare che abbiamo accettato di buon grado.
Lascio di seguito il link alla recensione dettagliata che ho già pubblicato su Trip Advisor.
Di recente, sono stata invitata a rispondere a qualche domanda dalla responsabile dei contenuti del blog Rolling Pandas, sito che si occupa di viaggi e tour in tutto il mondo.
Per la loro rubrica Racconti in valigia, ho rilasciato un’intervista piuttosto dettagliata, raccontando della mia esperienza di trasferimento in Egitto e di come sono giunta a questa decisione e dando qualche consiglio a chi desideri seguire la mia strada o semplicemente visitare questo affascinante Paese per una breve vacanza.
Ringrazio Rolling Pandas per questa collaborazione e invito tutti voi a dare un’occhiata al loro blog e alle loro proposte di tour in Egitto.
Durante la nostra vacanza a Zanzibar, il relax era una delle priorità ma naturalmente non potevamo perdere l’occasione di visitare alcuni dei luoghi più caratteristici dell’arcipelago.
Viaggiando con una bambina di tre anni, ho cercato di bilanciare le sue esigenze con le mie, di modo che tutte queste esperienze potessero risultare piacevoli per entrambe. Dopo un’attenta selezione, abbiamo deciso di fare un giro guidato del villaggio di Jambiani, di visitare la foresta di Jozani e la riserva delle farfalle e di unire in una sola giornata l’esplorazione della capitale Stone Town e di Prison Island. Abbiamo escluso le gite in barca perché mia figlia ancora non si sente sicura in mare e dopo due minuti in acqua vuole uscire. Tuttavia, per chi lo desiderasse, Zanzibar offre tanto anche agli amanti dello snorkeling e delle immersioni.
Villaggio e mestieri Dopo un primo giorno di meritato riposo, abbiamo deciso di visitare il villaggio di Jambiani accompagnati da una guida, che era anche il manager della guest house presso la quale soggiornavamo.
L’escursione ha occupato tutta la mattinata, durante la quale siamo andati alla scoperta degli angoli più interessanti del villaggio, tra i quali la moschea, il cimitero, la scuola, l’asilo e la casa della guaritrice.
La nostra guida ci ha parlato delle tradizioni del luogo e di come si svolge la vita di tutti i giorni e ci ha fatto scoprire gli interessantissimi mestieri delle donne, come la coltivazione delle alghe e la lavorazione delle fibre di cocco.
Consigli per chi viaggia con bambini: portare acqua, cappellino ed eventualmente crema solare. Si cammina parecchio, quindi se il bambino è piccolo o molto insofferente, meglio munirsi di marsupio (o di papà disposto a portarlo in braccio).
Jozani e farfalle Questa escursione di mezza giornata è stata la preferita da mia figlia, che si è divertita a camminare nella foresta e a osservare alcuni animali caratteristici della zona.
Con il nostro driver, abbiamo prima raggiunto il Butterfly Centre, dove ci è stato illustrato il ciclo di vita delle farfalle e abbiamo ammirato diverse specie nel giardino tropicale del centro, quindi ci siamo dirette a Jozani.
La visita guidata a piccoli gruppi nel primo parco nazionale di Zanzibar è stata molto interessante: muovendoci tra la vegetazione rigogliosa, abbiamo visto millepiedi, piccolissime rane e, naturalmente, le scimmie. L’escursione si è conclusa con un percorso all’interno di una zona di mangrovie, che ci ha colpito per la sua particolarità.
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Consigli per chi viaggia con bambini: gli stessi che valgono per gli adulti, cioè non toccare o infastidire gli animali e munirsi di spray repellente contro gli insetti più molesti.
Stone Town e Prison Island Visto che per raggiungere Prison Island si parte da Stone Town e la distanza della capitale da Jambiani è di circa un’ora e mezza di auto, ho deciso di concentrare in un’unica giornata due visite che, volendo, si potrebbero fare anche separatamente.
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Stone Town è tappa obbligata per chi si reca a Zanzibar per la prima volta: eletta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è piena di angoli interessanti, architetture variegate e molteplici influenze culturali. Con la nostra guida parlante italiano abbiamo visitato alcune tra le zone più caratteristiche, facendo tappa al mercato, al forte arabo, al palazzo del sultano, ai bagni persiani di Hamamni, alla St. Joseph’s Cathedral e al Palazzo delle meraviglie. Ovviamente non poteva mancare la foto di rito davanti alla casa di Freddie Mercury, raggiunta dopo aver percorso le viuzze di Stone Town, dove i negozi di souvenir si alternano alle botteghe artigianali.
Dopo il pranzo in un ristorante locale e un po’ di riposo, abbiamo raggiunto Prison Island a bordo di una barca a motore. Questo luogo tristemente famoso per la quarantena degli schiavi, oggi ospita un piccolo resort, un ristorante e diversi animali, compresa una popolazione di tartarughe giganti di terra di varie età. I punti panoramici regalano splendidi scorci sul mare, perfetti per gli appassionati di fotografia. Chi non resiste al richiamo dell’acqua, invece, può fare un po’ di snorkeling attorno all’isola. Consigli per chi viaggia con bambini: meglio indossare scarpe comode per muoversi con maggiore scioltezza per la città, portare cappellino e abbondante acqua.
Quel qualcosa in più…
Oltre a partecipare alle escursioni che vi vedrete proporre da qualsiasi struttura ricettiva o agenzia, se vorrete tornare da Zanzibar sentendovi arricchiti dal punto di vista umano, il mio consiglio è quello di rivolgervi a qualche associazione attiva sul territorio per vedere con i vostri occhi i progetti di solidarietà portati avanti a Unguja. Noi non smetteremo mai di ringraziare WHY Insieme, i cui referenti ci hanno accompagnate in un asilo nel Sud dell’isola per farci capire meglio in che cosa consiste il lavoro che svolgono e, naturalmente, per conoscere i bimbi e le insegnanti. Abbiamo inoltre potuto visitare il villaggio in cui ha sede l’asilo, entrando in contatto ancora di più con la vita vera di Zanzibar, quella lontana dal turismo di massa.
Quando ho cominciato a definire i dettagli della nostra vacanza a Zanzibar, una delle poche cose che avevo ben chiare in mente era che non avrei soggiornato in un villaggio italiano né in un grande albergo. Quasi subito mi sono ricordata che in un’altra occasione mi ero imbattuta sul Web nel sito di una guest house gestita da personale locale ma nata per volontà di un’associazione italiana. Da qui a giungere sulla pagina della Muba Guest House di WHY Onlus il passo è stato molto breve.
La Muba Guest House è una struttura semplice ma confortevole direttamente sul mare, a circa metà di Jambiani, un villaggio di pescatori nella zona sudorientale di Unguja. Piccola e discreta, si inserisce in modo armonioso nel paesaggio circostante ed è la scelta ideale per il turista responsabile che ha a cuore il bene dell’ambiente e delle persone che lo accolgono.
A me e mia figlia è stata assegnato un bungalow direttamente sul mare, costituito da ampia camera con letto matrimoniale, piccola stanzetta con un letto singolo (che a noi non è servito, viaggiando sole), antibagno con lavello e bagno spazioso con WC e doccia. I letti erano dotati di zanzariere e, per riporre gli indumenti e gli altri oggetti personali, erano disponibili un armadietto in legno e dei ripiani realizzati con corde in fibra di cocco intrecciate. Come sempre, viaggiavamo con i nostri organizer per valigia, quindi anche senza un armadio vero e proprio abbiamo potuto sistemare comodamente tutti le nostre cose. Non c’era l’aria condizionata ma, complici il vento costante e un buon vecchio ventilatore a pale, non abbiamo mai sofferto il caldo.
Completava la nostra stanza una verandina con tavolo e sedie che ho usato spesso per rilassarmi in compagnia di un libro mentre la mia bambina faceva il sonnellino pomeridiano.
I responsabili della Muba Guest House mirano a limitare il più possibile l’uso della plastica, per questo motivo mettono a disposizione degli ospiti bottiglie di vetro e borracce da riempire gratuitamente attingendo all’erogatore presente al ristorante Star Fish, lo stesso dove viene offerta la colazione.
La guest house di WHY Onlus si trova nei pressi di altre strutture ricettive, bar e ristoranti raggiungibili dalla spiaggia, quindi volendo è possibile spostarsi per il pranzo, per la cena o per fare un bagno in piscina presso gli alberghi che ne sono provvisti nei momenti di bassa marea. Noi, tuttavia, non abbiamo fatto nulla di tutto ciò; al contrario, abbiamo adeguato le nostre attività, bagni compresi, all’andamento delle maree e scelto di consumare tutti i nostri pasti al ristorante Star Fish.
Oltre all’ottima colazione a base di tanta frutta fresca e prodotti da forno fatti in casa, il ristorante Star Fish offre un’ampia varietà di piatti a base di pesce e ricette tipiche della cucina swahili, il tutto cucinato alla perfezione. In 10 giorni non abbiamo mai avvertito l’esigenza di mangiare altrove. Fra i piatti che abbiamo preferito, ci sono sicuramente il polpo al cocco e lime e il filetto di pesce in crosta di cocco o di arachidi; assolutamente da provare!
Alla qualità delle pietanze si aggiungono la disponibilità, la cortesia e il sorriso dei ragazzi dello staff, che sanno davvero farti sentire a casa.
Oltre a offrire la sistemazione e il servizio ristorante, la Muba Guest House si occupa anche, su richiesta, di organizzare i trasferimenti dei propri ospiti da e per l’aeroporto e le escursioni, delle quali vi parlerò meglio in uno dei prossimi post.
Già tutto questo sarebbe sufficiente per invogliare a recarsi presso questa struttura e il suo ristorante, però c’è dell’altro: il ricavato della permanenza degli ospiti va a sostegno dei progetti educativi dell’associazione WHY Onlus, che si occupa soprattutto della realizzazione o del recupero di asili. Naturalmente, come abbiamo fatto noi, tutti gli ospiti della Muba Guest House possono vedere con i loro occhi alcuni di questi progetti visitando degli asili con i referenti dell’associazione. Un’esperienza davvero interessante ed emotivamente coinvolgente, soprattutto se fatta insieme ai propri figli.
Sono appena rientrata da Zanzibar, più precisamente dalla località di Jambiani, dove ho trascorso 10 fantastici giorni con la mia bambina di 3 anni. In questo post e nei prossimi vi parlerò della nostra esperienza, nella speranza di potervi invogliare a scegliere questa meta se ancora non l’avete fatto.
Zanzibar da sole con i bambini La scelta di partire da sole con i figli, soprattutto se piccoli, non è sempre facile. Ci sono molti aspetti da considerare, primi fra tutti i rischi a livello di salute e sicurezza. L’Africa fa sempre un po’ paura quando si viaggia con bambini, tuttavia basta informarsi e prendere alcune precauzioni per tempo per sentirsi abbastanza tranquille anche in questo continente.
Il tipo di viaggio Per me il viaggio è principalmente scoperta: del paesaggio, della cultura, della gente e di tutte le particolarità di un luogo. Pur viaggiando con una bambina di tre anni, quindi, ho volutamente evitato le zone turistiche del Nord e ho preferito soggiornare in guest house piuttosto che in villaggio. Naturalmente non ho rinunciato alla comodità per me e per mia figlia e mi sono assicurata di poter fare affidamento su un buon ristorante per i pasti e su persone affidabili per trasferimenti ed escursioni.
Abbiamo cercato di vivere la nostra esperienza in modo sostenibile e a contatto con la popolazione locale, scegliendo a quali attività dedicarci giorno per giorno e provando a trovare il giusto equilibrio tra relax ed esplorazione.
Impressioni Sono molto contenta di aver intrapreso questo viaggio da sola con mia figlia. Per noi era la prima esperienza di questo tipo e ce la siamo cavata benissimo. Avevo messo in conto il fattore nostalgia di casa, che è stato una costante nel corso di questa vacanza, ma con un po’ di pazienza, inventiva e con l’aiuto delle persone che abbiamo incontrato, questa piccola difficoltà non ha inciso negativamente sull’esperienza nel suo complesso.
Questo post è volutamente generico e mira a essere una sorta di introduzione a quelli più specifici che seguiranno. Vi parlerò dettagliatamente della preparazione del viaggio, della compagnia con cui abbiamo volato, della struttura presso la quale abbiamo soggiornato, del ristorante e delle escursioni.
Avete mai sentito parlare di El Gouna, la lussuosa città resort a Nord di Hurghada? Ebbene, se non la conoscete, ve ne parlo io.
El Gouna è una città nata dal nulla alla fine degli anni Ottanta per volere di Samih Sawiris e della società Orascom Hotels and Development, che ne detengono la proprietà. Si trova a una ventina di chilometri dal centro di Hurghada, circondata solo dal deserto e dal mare. Negli anni si è sviluppata sempre di più ed è ancora in espansione. A oggi comprende 18 hotel e innumerevoli unità abitative e attività commerciali. Al suo interno vi sono addirittura scuole esclusive, una grande biblioteca, un buon ospedale, un aeroporto privato e vari impianti sportivi. Periodicamente si organizzano eventi sportivi e culturali anche di portata internazionale, come ad esempio il Festival del Cinema, attualmente in corso.
Anche se El Gouna è stata scelta come residenza da molti, è nota soprattutto come destinazione turistica e la maggior parte degli appartamenti e delle ville presenti nel suo territorio viene affittata a breve termine per le vacanze.
El Gouna è il luogo ideale in cui trascorrere una vacanza all’insegna del relax, ma anche chi cerca il divertimento non resterà deluso. I ristoranti, le caffetterie e i locali notturni abbondano e si concentrano nelle zone di Downtown e Abu Tig Marina. Qui sarà piacevole anche fare delle lunghe passeggiate, percorrendo i numerosi ponti sui canali artificiali e ammirando gli edifici in stile nubiano e le loro facciate abbellite con coloratissime bougainville.
Per organizzare un soggiorno a El Gouna potete consultare il sito ufficiale della città resort o cercare una sistemazione tramite i principali portali di prenotazione di hotel e case vacanze. Non esitate a contattarmi per maggiori informazioni o consigli.
Avete come me un blog personale gratuito su WordPress e vorreste aggiungere alla barra laterale un widget di Pinterest con una panoramica dei vostri Pin e il pulsante Segui? Ecco come fare.
Ci tenevo molto a integrare Pinterest nel mio blog ma non sapevo proprio come fare: avendo un piano gratuito non ho accesso ai plugin e tra i widget a disposizione quello di Pinterest non c’è. Di conseguenza, mi sono messa a cercare una soluzione su Internet e l’ho trovata in uno dei tanti gruppi Facebook cui sono iscritta.
Dato che il procedimento per aggiungere un pulsante Segui per il proprio profilo Pinterest alla barra laterale del blog è davvero semplicissimo, lo riporto di seguito cosicché tutti gli interessati possano utilizzarlo.
Aprite la Home Page del vostro blog, selezionate Il mio sito e poi Personalizza.
Selezionate Widget > Barra laterale > + Aggiungi un widget.
Nel menu dei widget disponibili, scegliete Testo (Testo arbitrario). Il widget viene aggiunto e a questo punto dovete inserire i dati del vostro profilo Pinterest: nella scheda Testo digitate l’indirizzo del profilo di Pinterest (nel mio caso https://www.pinterest.com/sara_iacomi/). Fate clic su Finito per salvare la modifica, quindi scegliete la posizione in cui collocare il nuovo widget e selezionate Pubblica.
Il pulsante Segui di Pinterest sarà visibile sulla barra laterale del vostro blog gratuito WordPress insieme a una panoramica degli ultimi Pin salvati.
Se questa guida vi è stata utile, fatemelo sapere con un commento; se avete ulteriori suggerimenti, non esitate a scriverli.
Come promesso nel precedente articolo sulla mia vacanza in Salento, ecco le mie impressioni su quattro ristoranti in cui abbiamo mangiato a Torre Lapillo e dintorni.
Per la scelta ci siamo basati sulla comodità, sul passaparola e sulle recensioni di Trip Advisor.
Ristoranti a Torre Lapillo
Fuoco e Fiamme
Il ristorante “Fuoco e Fiamme” è una braceria. Si trova sul corso principale di Torre Lapillo, a due passi dal mare.
L’ambiente è molto informale, con tavoli e sedie di plastica, tovaglie di carta e bicchieri usa e getta, ma pulito e nel complesso gradevole.
Funziona così: il cliente si accomoda e ordina le bevande e i contorni alle ragazze che effettuano il servizio al tavolo, poi va al banco della carne e sceglie quella più di suo gradimento. Una volta pronta, la carne viene portata al tavolo dal personale.
La carne è di ottima qualità e i prezzi sono onesti. Inoltre abbiamo trovato particolarmente appetitoso il contorno di verdure miste che mi sento di consigliare.
PS: Non volevo parlare qui dei contro, ma vista la risposta del titolare alla mia recensione su TripAdvisor, ci tengo a replicare: un vino rosso servito freddo gelato, soprattutto se in Italia, non è cosa da poco. Il cliente non è tenuto a specificare di volere il vino rosso a temperatura ambiente, perché è naturale che debba essere servito così. Noi non abbiamo voluto mettere in difficoltà la cameriera, che aveva già aperto la bottiglia, quindi siamo rimasti zitti, ma la cosa ci ha seccato abbastanza. Una mancanza di questo tipo, secondo me, è sufficientemente grave da giustificare una stella in meno nella valutazione.
Pescheria 3.0
La Pescheria 3.0 è molto più di una pescheria. Oltre ad acquistare il pesce, infatti, è possibile fermarsi a consumarlo scegliendo il tipo di cottura.
L’ambiente è semplice ma curato e il personale è davvero cortese e paziente. Il tipo di servizio è simile a quello della braceria Fuoco e Fiamme, ma in questo caso il cliente deve anche occuparsi, prima di andarsene, di gettare piatti e stoviglie usati. A questo scopo, in uno spazio debitamente predisposto e separato, sono disponibili contenitori per la raccolta differenziata. Nonostante questa formula e sebbene il locale sia sempre pieno, funziona tutto alla perfezione.
La varietà e la qualità delle materie prime, oltre ai prezzi competitivi, ci hanno lasciati veramente contenti.
Ristoranti nei dintorni di Torre Lapillo: le masserie
Abbiamo scoperto le masserie un po’ tardi durante il nostro soggiorno in Salento, e me ne rammarico perché avremmo potuto provarne più di due se ne avessimo avuto il tempo.
Non amo granché il pesce, mentre adoro provare i piatti tipici regionali e la cucina casereccia, quindi questa tipologia di ristorante si è rivelata per me la scelta migliore.
Entrambe le masserie che abbiamo visitato ci hanno regalato esperienze molto soddisfacenti, in location quasi fiabesche e avvolte da un’atmosfera d’altri tempi. Inutile dire che ne siamo rimasti entusiasti.
Sia alla Masseria Bellimento, la prima in cui abbiamo cenato, sia all’agriturismo Torre del Cardo, era possibile scegliere tra menu preconfezionati e singoli piatti, ottimi dolci e buon vino. Non ci siamo fatti mancare nulla e l’esperienza è valsa ogni centesimo speso.
In entrambi i casi abbiamo apprezzato, oltre alla buona cucina, alla cura degli ambienti, ai prezzi onesti e al servizio impeccabile, anche la simpatia e la cortesia del personale, rivolte allo stesso modo ad adulti e bambini (e questo non è sempre scontato).
In questo post mi sono limitata a raccontarvi di quattro dei locali in cui ho mangiato durante il mio soggiorno a Torre Lapillo. Tuttavia in due settimane ho avuto modo di provare diversi altri esercizi tra pizzerie, ristoranti, bar, tavole calde, gelaterie, fornerie e pasticcerie. Se vi fidate del mio giudizio, potete consultare anche le altre recensioni che trovate condivise sulla pagina Facebook del blog.
Ormai è trascorsa quasi una settimana dal nostro rientro da Torre Lapillo e sono pronta a raccontarvi come è andata.
Avendo una bambina di non ancora tre anni, avevamo deciso di dedicare gran parte del tempo al mare, splendido in questo tratto di costa ionica, e di esplorare i dintorni mantenendoci nel raggio di una trentina di chilometri. Già mesi prima della partenza, avevo elaborato un itinerario che trovate pubblicato sulla pagina Facebook nella nota Salento (base a Torre Lapillo/Porto Cesareo) – Cosa vedere, fare e mangiare. Come spesso accade, il piano ha subito delle modifiche in corso d’opera pur senza grandi stravolgimenti.
Torre Lapillo
Torre Lapillo è un piccolo centro compreso nel Comune di Porto Cesareo. Ci era stato consigliato da alcuni conoscenti per la bellissima spiaggia e le acque cristalline e abbiamo deciso di ascoltarli; ebbene, non siamo rimasti delusi.
A Torre Lapillo in appartamento
L’appartamento è una soluzione che offre una notevole libertà e permette di contenere i costi. Abbiamo affittato da un privato un bilocale a tre minuti a piedi dalla spiaggia libera e a breve distanza dal corso principale, sul quale si trovano supermercati, bar e ristoranti. Muovendosi per tempo non dovrebbe essere difficile reperire ciò che più fa al caso vostro: io ho cominciato le ricerche a gennaio e a febbraio ho prenotato.
La spiaggia di Torre Lapillo
Abbiamo trascorso gran parte del nostro soggiorno sulla spiaggia libera di Torre Lapillo, caratterizzata da sabbia bianca e fine e affacciata su un mare da cartolina. Nonostante il gran numero di persone, una costante in questo periodo dell’anno, la spiaggia era piuttosto pulita e mia figlia si è divertita un mondo a giocare con paletta e secchiello e a sguazzare nell’acqua bassa.
Per chi non ama le spiagge libere o semplicemente vuole evitare di portarsi in giro ombrellone e sdraio, a Torre Lapillo esistono anche lidi privati a pagamento; ma non aspettatevi che siano deserti o con grandi spazi tra gli ombrelloni.
Gite fuori porta
Siamo arrivati in Salento il sabato sera intorno alle 18.00 e abbiamo capito immediatamente che, con due settimane a disposizione, sarebbe stato meglio evitare le località di mare nel weekend. Per questo motivo abbiamo concentrato visite culturali, esplorazione dell’entroterra e gite gastronomiche nei fine settimana.
Abbiamo visitato la città di Lecce con il suo affascinante centro storico e passeggiato per i vicoli di Nardò e Galatina dove il tempo sembra essersi fermato. A Porto Cesareo siamo andati la sera per acquistare qualche souvenir e mi sono piaciute in particolar modo le piccole botteghe di artigianato locale.
Avendo a due passi da casa un mare stupendo, abbiamo evitato di spostarci in altre spiagge che non avessero particolari attrattive, limitandoci a trascorrere una giornata a Punta Prosciutto, dove la sabbia bianchissima incontra una rigogliosa vegetazione. Ci sarebbe piaciuto vedere anche la baia di Porto Selvaggio, ma una volta sul posto e dopo una breve passeggiata nella pineta, abbiamo concluso che non fosse saggio procedere visto il terreno piuttosto impervio e la bimba piccola al seguito.
Mangiare a Torre Lapillo e dintorni
Quando viaggio, soprattutto in Italia, amo frequentare i ristoranti tipici e provare i prodotti locali. Nei dintorni di Torre Lapillo troverete diverse masserie, che propongono una cucina genuina in location fiabesche immerse tra gli ulivi. Non perdetevele!
Per gli amanti del pesce c’è l’imbarazzo della scelta, sia nei ristoranti sia in alcune pescherie che offrono anche il servizio cucina, mentre i “carnivori” troveranno pane per i loro denti nelle numerose bracerie.
A breve pubblicherò un articolo specifico con le recensioni dei ristoranti in cui siamo stati.
Per concludere…
L’esperienza in Salento è stata senza dubbio positiva. La zona non è attrezzata a livello turistico come altre parti d’Italia, ma la cortesia delle persone ha compensato alcune carenze.
Le fotografie che trovate in questo articolo sono solo alcune tra quelle scattate durante le due settimane trascorse a Torre Lapillo ma sul mio account Instagram ne trovate altre.
Come sempre, per qualsiasi dettaglio potete contattarmi tramite Facebook o lasciando un commento qui sotto.
Con enorme ritardo, scrivo questo post per ringraziare il sito Expat.com per la nomina di Living Abroad a blog del mese di giugno.
Expat.com è un sito dedicato a chi già vive all’estero o prevede di trasferirvisi, ricco di spunti e risorse. Ospita anche un forum e varie sezioni utili per acquisire informazioni sul Paese di interesse.
La mia intervista e alcune foto scattate nel corso dei miei dieci anni di vita in Egitto sono disponibili a questo link.
Grazie ancora a Expat.com per l’interesse dimostrato nella mia esperienza di vita all’estero e a tutti voi che trovate il tempo di leggermi.